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al testo di Adielle
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Gestisce l'orizzonte a vista da un angolo azzurro sbiadisce il capoluogo della sua criniera all'ombra del cappello ha diversi crediti nei confronti del barista fatti di sguardi di rinterzo e gambe accavallate ma l'acchito è il colpo di grazia dell'occhiolino al quarto vino consumato sullo sgabello prendisole della vetrata Loacker facendo la frù frù con gli avventori della piazza consolata. Langue, inchiodando i passanti ai suoi languori di grazia mentre graffia il vetro del bicchiere con le unghie smaltate. Aspetta e tace, profuma l'aria del suo odore di fiera evasa dalla gabbia con opere di convinzione e destrezza. Fa quasi paura caderle preda perchè da l'impressione che non si accontenti di un credito qualunque ma pretenda la gloria eterna dei caduti. E a caderle ai piedi si fa sempre in tempo basta che scivoli una mano sulla gonna o un labbro venga preso in una morsa di zanne bianche. Se saluta è ghirlanda al collo, se il primo colpo d'occhio non trafigge allora ci pensa il secondo poi è già acqua passata, chiunque tu sia sotto i ponti dove ti accompagna a vivere, una volta prosciugato. Chi si accontenta gode non è parte della sua poetica lei è una lectio magistralis sulla fame inconsolabile. Un sereno temporale di brame allo stato brado.
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