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Da un angolo azzurro

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Gestisce l'orizzonte a vista da un angolo azzurro

sbiadisce il capoluogo della sua criniera all'ombra del cappello

ha diversi crediti nei confronti del barista

fatti di sguardi di rinterzo e gambe accavallate

ma l'acchito è il colpo di grazia dell'occhiolino al quarto vino

consumato sullo sgabello prendisole della vetrata Loacker

facendo la frù frù con gli avventori della piazza consolata.

Langue, inchiodando i passanti ai suoi languori di grazia

mentre graffia il vetro del bicchiere con le unghie smaltate.

Aspetta e tace, profuma l'aria del suo odore di fiera

evasa dalla gabbia con opere di convinzione e destrezza.

Fa quasi paura caderle preda perchè da l'impressione

che non si accontenti di un credito qualunque

ma pretenda la gloria eterna dei caduti.

E a caderle ai piedi si fa sempre in tempo

basta che scivoli una mano sulla gonna

o un labbro venga preso in una morsa di zanne bianche.

Se saluta è ghirlanda al collo, se il primo colpo d'occhio non trafigge

allora ci pensa il secondo poi è già acqua passata, chiunque tu sia

sotto i ponti dove ti accompagna a vivere, una volta prosciugato.

Chi si accontenta gode non è parte della sua poetica

lei è una lectio magistralis sulla fame inconsolabile.

Un sereno temporale di brame allo stato brado.

 

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